Cultivar tipica del Roero, prima in tutto: nell’arrivare sui mercati grazie alla sua maturazione precoce, nell’apparire sui libri di storia (vi è menzione sui testi d’archivio della famiglia Roero di Guarene, come apprezzato piatto forte sui tavoli del ‘600), nell’essere varietà di fatto già coltivata dall’epoca romana – fu l’Urbe a impiantarla in queste colline – e nel suo frequente associarsi alla toponomastica del territorio.
Tante località, molti luoghi, sono associati a questo frutto e a quello che veniva già chiamato “albero del pane” per la sua importanza nei bilanci contadini: dalle Rocche di Cisterna d’Asti e Montà, sino alla sommità dell’Eremita di Pocapaglia, la tenacia del castagno è simile alle attitudini della gente che vive qui.
Un regalo dell’autunno, del castagno che non teme i rigori dell’inverno e sa attendere con pazienza la nuova estate: un dono della terra, di quella acida e sabbiosa della rocche stesse, che diventa re del bosco per generosità e imponente stazza.
Da ricordare la storicità di alcuni esemplari: come la Castagna Grossa a San Grato di Monteu Roero, albero monumentale di età stimata sui 700 anni.