Salire, dove l’aria è più vera: respirare l’aria di una terra che pare cinta dal più gioioso degli assedi, ove ogni angolo, ogni sommità, ogni colle è reso più ricco da un castello, una torre, un luogo sacrale che è lì come per rammentare che il Roero è passione delle mani di uomo, emozione di tracce di un qualcosa di eterno.
Dai tratti sabaudi di una corsa d’occhi che da Sommariva Perno procede verso Govone. Galoppando tra fantasia e mito, a cavallo tra i toni austeri delle nobili casate dei Roero tra Monticello d’Alba e verso Guarene: e ancora verso la linea d’orizzonte vigilato da Montaldo Roero e dalle vestigia di Santo Stefano, immaginando i tratti del Castel Verde che fu, alle dolcezze di linee tra Montà e l’austerità di mastio di Santa Vittoria, Pocapaglia e Cisterna, sino a Magliano Alfieri che è come un santuario laico votato al paesaggio e alla cultura contadina.
Nel Roero, sognando il Barbarossa Imperatore a Monteu, gettando ogni tanto lo sguardo sui manieri di valle, quando la leggenda è passata per Canale, e Corneliano era speranza di difesa da paure antiche.
Ma quei timori di un tempo hanno fatto scendere il loro velo: lasciando spazio, ora, alla voglia di raccontare le storie di questa terra, e delle sue mura.