La varietà di fioriture, le vaste macchie dei castagneti, le selvagge rocche, regno dell’invasiva acacia, hanno fornito stimoli e risorse per le attività degli apicoltori, attività che, grazie all’intraprendenza di alcuni pionieri, si sono trasformate in significative esperierze imprenditoriali.
L’apicoltura roerina figura, oggi, ai posti di vertice piemontesi, per quantità e qualità della produzione. Oltre un centinaio di addetti, per una produzione di circa 5000 quintali all’anno, in cui spiccano per ovvie ragioni il biondissimo e delicato miele d’acacia e l’ambrato miele di castagno, dal profumo forte e dal sapore amaro.
Ad ulteriore conferma della storicità dell’apicoltura roerina, vanno segnalati alcuni interessantissimi esempi di architettura rurale: i ciabot, che spesso presentano due diverse tipologie murarie ad uso apistico, talvolta rifugio di nicchie sovrapposte atte ad ospitare ben decine e decine di famiglie d’api. Un esempio unico in Piemonte: e, forse, in Italia.