In pochi, all’inizio, vi credettero. Quando all’inizio del Novecento il Roero fu squassato dalla filossera e dalla grandine, e la “Merica” divenne più che un pensiero per il futuro, ci fu chi scelse di trovare nuove energie per una terra chiamata “casa”. Ne sorse l’epopea del pesco, ma anche – più rilassata – quella del nocciolo, su esempio di una Langa percepita come mondo quasi lontano ma da cui apprendere e esplorare.
La Tonda divenne una scommessa: premiata dagli sforzi ma anche da un’emergente sua applicazione in una frontiera “dolce” e tanto ricca da diventare industria di pregio per tutto l’Albese.
Con la benevolenza di terreni adatti, e la costanza di uomini e donne di terra non timorosi di piegarsi tra suolo e cielo, la nocciola è diventata prodotto d’eccellenza che ben si sposa anche con il paesaggio: un bosco creato dalle mani, a sprazzi e pennellate, che donano al Roero un’eterogeneità di vista e sapore di cui andare orgogliosi.