Attorno ad esso vi è di tutto: gusti e profumi che hanno garantito alla nostra terra la conoscenza su scala mondiale, figure leggendarie e notturne come i trifolau, ossia i cercatori armati di segreti, silenzio, aure magiche e cani quasi mitologici (i “tabui”), persi o nascosti in episodi, fatti misconosciuti e regole mai scritte che solo i boschi conoscono.
Il Roero ben si presta a generare questo frutto pressoché provvidenziale: grazie alla qualità della sua terra e dei suoi alberi, tutelati addirittura da norme comunali condivise tra i sindaci dell’area, in modo da preservare e garantire la loro permanenza nell’avvenire.
Dalla quercia al tiglio, dal sentiero alla tavola, sino all’attenzione planetaria: quanto per il “Bianco”, quanto per un solo apparentemente inferiore varietà di “nero” che ne condivide, se non il lignaggio, perlomeno il fascino di un mondo che attende di essere raccontato.