Come il grano tenero che adorna i versanti nei cambi di stagione, questa varietà di mais è crocicchio di sforzo espresso in raccolta e battitura, come una sorta di agnello sacrificale di riti che si ritenevano quasi scomparsi, ma che non ha mai perso la sua vocazione al piatto e alla tavola.
Un tempo, era elemento irrinunciabile: quando ovunque, Roero compreso, la polenta era cardine della dieta locale, e il granturco un amico dalle facce innumerevoli come i suoi chicchi. E che ora, smessi gli abiti da lavoro, torna a fare il suo saluto in veste elegante: specie nella qualità “ottofile”, per la sua esile pannocchia con solo otto file longitudinali di chicchi dalla forma arrotondata di colore arancio, capace di esaltarsi nel piatto tipico del “potage” rigorosamente cucinato sulla cucina a legna.
Come per dire: non sono mai andato via, attendevo nascosto solo la prossima festa.